Secondo gli ultimi dati del Kimberley Process, il commercio globale di diamanti è sceso ad un livello così basso da poterlo paragonare a quello dei tempi del coronavirus e della crisi finanziaria globale.
Crollano importazioni ed esportazioni, mentre scendono i prezzi medi
L’anno scorso, il commercio di diamanti grezzi nel mondo è diminuito di quasi un quarto, a 72,2 miliardi di dollari rispetto ai 94,5 miliardi del 2022. Si tratta di uno dei tassi più bassi della storia moderna e per avere qualche riferimento si consideri che nel 2020, in piena pandemia, gli scambi avevano raggiunto 57,4 miliardi di dollari, mentre nel 2009, al culmine della crisi finanziaria globale, solo 50 miliardi di dollari.
Il volume delle esportazioni è diminuito del 9,3%, a 307 milioni di carati e le importazioni del 10,1%, a 307,4 milioni di carati. Sono scesi anche i prezzi medi, con quelli per l’esportazione scesi da 137,75 dollari per carato a 117,6 dollari e quelli per l’importazione da 140 dollari a 117,4 dollari.
Quasi un terzo del commercio mondiale di diamanti è in mano agli Emirati Arabi
Stando ai risultati dello scorso anno, gli Emirati Arabi Uniti sono diventati il più grande hub di diamanti del mondo. La quota del paese nel fatturato del commercio di diamanti globale ha raggiunto la cifra record del 28,5%. Tuttavia, in termini monetari, anche gli Emirati Arabi Uniti hanno accusato una frenata rispetto al 2022 (-14,5%), totalizzando 20,6 miliardi di dollari.
L’altro paese chiave nel commercio di diamanti è l’India, che ha aumentato la sua quota al 22,4% dal 21,6% dell’anno precedente, ma ha ridotto gli scambi del 22%.
In questo contesto l’Unione Europea, che nel caso dei diamanti significa Belgio, ha visto la sua quota scendere al minimo storico del 18,6%, con il volume degli scambi che si è ridotto di quasi un terzo a 13,4 miliardi di dollari.
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